Fabrizio Clerici, il labirinto, 1983-. qui - |
y el alcazar abarca el universo
y no tiene ne anverso ne reverso
ni externo muro ni secreto centro.
No esperes que il rigor de tu camino
que tercamente se bifurca en otro,
que tercamente se bifurca en otro,
tendrá fin. Es de hierro tu destino
como tu juez. No aguardes la embestida
del toro que es un hombre y cuya extraña
forma plural da horror a la maraña
de interminable piedra entreteijda.
No existe. Nada esperes. Ni siquiera
en el negro crepúsculo la fiera.
Dr. syn - andrew wyeth - olandese volante |
e la fortezza è pari all’universo
dove non è diritto né rovescio,
né muro esterno né segreto centro.
Non sperare che l’aspro tuo cammino
che ciecamente si biforca in due,
che ciecamente si biforca in due,
abbia fine. È di ferro il tuo destino,
così il giudice. Non attender l’urto
del toro umano la cui strana forma
plurima colma d’orrore il groviglio
dell’infinita pietra che s’intreccia.
Non esiste. Non aspettarti nulla.
Neanche nel nero annottare la fiera.
(traduzione F. T. Montalto )
-qui- |
Non ci sarà mai una porta. Sei dentro
e la fortezza uguaglia l’universo
e non ha né diritto ne inverso
né esterno muro né segreto centro.
Non sperare che il rigore del tuo cammino
che ciecamente si biforca in qualcos’altro,
che ciecamente si biforca in qualcos’altro,
avrà fine. E’ di ferro il tuo destino,
così il tuo giudice. Non sperare in qualche breccia
del toro che è l’uomo il cui strano modo
multiplo riempie d’orrore il nodo
dell’infinita pietra che s’intreccia.
Non esiste. Non sperare niente. Nemmeno nella selva
nell’oscuro imbrunire una qualche belva.
(traduzione Hado Lyria) - aqui -
simone berti - 2020 - qui - |
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